Allestimento: Paulo David, Federica Felici
Curatore/i: Luca Cardani, Angelo Lorenzi
La dualità delle esperienze tra l'isola e Lisbona, e la sua differenziazione di contesti, ha contribuito alla mia esperienza di toccare con leggerezza il luogo, quella lettura lenta e prolungata che è diventata per me imprescindibile, in un processo di apprendimento. Visitare il luogo "al sorgere del sole", cogliendone i preziosi profili. Il supporto fisico acquista contorni e mette in risalto la "Geografia Vivente" (2), come lo definisce giustamente Gonçalo Byrne. Aggiunge il valore della storia, gli strati del tempo in questo stesso luogo.
Paulo David
L’opera di Paulo David ha ottenuto, ormai da molti anni, un ampio riconoscimento internazionale, attestato da pubblicazioni e premi tra cui l’Alvar Aalto Medal, (2012), uno dei più importanti riconoscimenti nel campo dell’architettura.
Il legame di Paulo David con il Politecnico è iniziato quasi una decina di anni fa, al Polo territoriale di Mantova, dove è arrivato per la prima volta nel 2016. Eduardo Souto de Moura dava inizio alla sua attività di professore del Politecnico, fortemente voluto da Federico Bucci, e aveva riunito a supportarlo alcuni più giovani architetti portoghesi tra cui appunto Paulo David. La presenza di Souto de Moura a Mantova nel master in Architectural Design and History è stata fondamentale per dare per dare identità e qualità al rapporto tra progetto, storia, città ma anche per consolidare un legame duraturo con l’architettura portoghese e per portarne al Politecnico la ricerca.
La relazione con il paesaggio si impone nella ricerca di Paulo David, ritorna negli scritti sulla sua opera, è l’elemento decisivo della sua architettura. Le parole che ricorrono oltre al paesaggio, sono geologia, geografia, topografia, e quindi descrizione, segno, scrittura in un rapporto ampio e consapevole con il luogo.
La sua architettura nasce da un legame profondo con l’isola di Madeira, con la tradizione dell’architettura portoghese che è stata sempre un’architettura topografica, che prende forma costruendo il luogo. Ma questa continuità coinvolge anche una dimensione differente e personale che rende la sua ricerca singolare, intensa e personale


L’opera che ci è sembrato giusto presentare in questa mostra è una delle più note ed emblematiche del lavoro di Paulo David, la Casa das Mudas realizzata a Madeira nel 2004. Arroccata su una scogliera che domina la città di Calheta, quasi a picco sul mare, la Casa das Mudas è un centro culturale dedicato prevalentemente all’arte contemporanea. Il suo impianto nasce dalle geometrie semplici del quadrato e del rettangolo ma poi si articola in forme più complesse attraverso rotazioni e operazioni di scavo, erosioni, fratture che adattano la figura al luogo, rendono naturale il suo rapporto con il contesto.
Un’architettura che si costruisce nell’impianto ma ancor più nella sezione, che ricerca la complessità dello spazio interno, la relazione con la luce naturale e il rapporto tra interno ed esterno. Così l’edificio si dispone nel paesaggio diventandone parte.
La sua architettura nasce da un legame profondo con l’isola di Madeira, con la tradizione dell’architettura portoghese che è stata sempre un’architettura topografica, che prende forma costruendo il luogo.
Il rapporto tra artificio e natura è il tema che il progetto affronta, esplorandone vicinanze e distanze. Un tema che lo ricollega immediatamente al suo contesto, Madeira, isola-vulcano trasformata dal tempo, scavata dal mare e dal vento, ma anche trasformata dall’uomo, che riutilizzando lo stesso basalto, la roccia vulcanica di cui l’isola e fatta, ha costruito terrazzamenti, percorsi, luoghi possibili da abitare, architetture costruite per resistere. Il progetto di Paulo David esplora il limite tra paesaggio e costruzione, tra il luogo che genera l’architettura e l’architettura che costruisce il luogo. In questo senso la sua opera diviene complessa, si carica di risonanze, diviene senza tempo.
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Locandina
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